Stolto chiunque tra gli uomini distrugge città (Euripide)
Quel venerdi non era un giorno qualsiasi, era Venerdì Santo, e migliaia di famiglie si apprestavano, nonostante le difficili condizioni imposte dalla guerra, a festeggiare la Pasqua. Molti trevigiani avevano pranzato, altri stavano per farlo; erano le 13.05 quando il cielo venne letteralmente oscurato da 159 fortezze volanti supportate da una trentina di caccia P47 Thunderbolt. Si, ben 159 Boeing B-17, un numero impressionante.
Lo stormo di bombardieri
Tanto per darvi un’idea se consideriamo l’apertura alare (32m) e la lunghezza della fusoliera (23m) di una fortezza volante, un solo aereo copriva un’area di cielo di circa 700 metri quadrati che moltiplicato per 159 fa circa 117 km quadrati di cielo parzialmente oscurato da questo stormo di morte, aggiungete in più i caccia a supporto e vi renderete conto del folle dispiegamento di forze. E’ davvero impressionante se consideriamo l’obiettivo prescelto: la stazione ferroviaria (già attualmente molto piccola, figuriamoci nel 1944), ma probabilmente importante snodo per il rifornimento delle truppe tedesche nel nord Italia.
Ma proviamo a fare un salto nel passato. Siamo da sempre abituati a sentire il rumore degli aerei a reazione, a noi familiare, ma provate a chiudere gli occhi, ed immaginate solamente il rombo cupo ed assordante che questi titani di acciaio producevano durante l’avvicinamento al centro della città, guardate questo video per capire il frastuono (qui comunque molto attenuato) e cosa si vede con precisione dalla torretta di prua (dal minuto 09:59), impressionante:
Pensate allo sgomento dei civili quando sentirono le sirene ed ebbero appena il tempo di scappare e mettersi in salvo, il sangue raggerlarsi nelle vene, il terrore allo stato puro. Il tempo di pensare a rifugiarsi in ciò che era stato approntato a riparo antiaereo, spesso semplici trincee assemblate alla meno peggio, ricoperte da una cupola di semplice cemento; che costituivano sovente più delle trappole che delle vere ancore di salvezza.
Ho avuto la fortuna di avere delle testimonianze dirette di quell’orrore che si abbattè dal cielo quel venerdi Santo: mia nonna mi raccontò infatti che Treviso era ridotta in larga misura in macerie, si ricordava cataste di cadaveri ammassati nelle piazze, in particolar modo in Piazza della Vittoria, luogo dove probabilmente doveva essere stato improvvisato uno dei rifugi antiaereo. E poi le fiamme, che continuarono per settimane. Il cuore della città, Palazzo dei Trecento, completamente divelto dai bombardamenti. Ancora oggi si possono vedere infatti gli squarci e lo strapiombo del muro salendo la scalinata del palazzo.
7 minuti, 420 secondi di terrore
Il tutto si consumò in 7 minuti, 420 secondi di pura passione. Eterni. Contateli 420 secondi! Quasi 2000 bombe sganciate (ognuna pesava 250kg) e non avevano nulla di intelligente all’epoca come oggi; hanno letteralmente dilaniato il centro storico e parte della periferia, annientando il patrimonio artistico ed edilizio di Treviso. Fu talmente spropositato ed efferato l’attacco che le macerie delle abitazioni civili colpite continuarono per due settimane ad ardere senza sosta. Senza contare poi la strage di civili, circa 1600 morti se non di più (cfr. Borbardate l’Italia. Storia della guerra di distruzione aerea 1940-1945, M. Gioannini e G. Massorbio), di cui 123 innocenti bambini, per fortuna ancora ricordati con una messa nel tempio della Madonnetta a Santa Maria del Rovere ogni 7 aprile.
I colpevoli
Non sono mai state date giustificazioni dalle autorità statunitensi in merito allo sproporzionato gesto, ed ancora oggi gli storici brancolano nel buio e ci si basa più su supposizioni che su probabili ipotesi (l’albergo Stella D’Oro in Piazza Borsa, dove si sarebbe tenuto un raduno segreto tra alti gerarchi nazisti e fascisti è una di queste; oppure lo scambio, assolutamente improbabile a parer mio di Treviso con Tarvisio). Probabilmente l’obiettivo strategico era appunto lo snodo ferroviario della stazione, ma ciò non giustifica una tale e sproporzionata potenza di fuoco vomitata sopra la città con oltre 450 tonnellate di bombe (di cui molte incendiarie). Probabilmente l’attacco potrebbe configurarsi all’interno di quella che potremmo definire strategia di sfiancamento, volutamente perpetrata per fiaccare la popolazione civile cosi da indurla a desistere ed insorgere contro il regime. Di li a poco più di un anno sarebbe caduta infatti la Repubblica Sociale Italiana con la conseguente liberazione dell’Italia il 25 aprile di un anno dopo.
Per approfondire
Obiettivo Venerdì Santo, Il bombardamento di Treviso il 7 aprile 1944 nei documenti dell’aeronautica militare statunitense, Canova, 2009
Dal diario dell’epoca di Giorgio Garatti, giornalista, scrittore e atleta di Treviso
7 aprile 1944, la città bombardata (Trevisotoday)
ISTRESCO Istituto per la Storia della Resistenza e della società contemporanea della Marca trevigiana
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