Voyager I, nel 2027 compirà 50 anni

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La sonda spaziale Voyager I, lanciata il 5 settembre 1977, è ancora operativa ed in grado di trasmettere i segnali ricevuti nonostante si trovi ormai ben oltre l’eliosfera a circa 23 miliardi di km dalla Terra, il limes ultimo del nostro sistema solare, dove ancora il sole con il suo vento riesce a lambire questi “luoghi” remoti, oltre ad esso inizia l’interspazio.

La sonda, alimentata a radioisotopi e con un potenza emissiva di circa 20 watt (praticamente un terzo della potenza di una lampadina che usiamo quotidianamente) è in grado di convogliare i suoi segnali alla Terra dove arrivano con una potenza  dell’ordine di 10^-16 Watt a 8.4 GHz di frequenza e con bit rate da 160 bps a 1400 bps a seconda del tipo di dati. Vi ricordo che uno dei modem più vecchi (ma nemmeno tanto) usati nella metà degli anni 90 per collegarsi ad internet, il mitologico U.S. Robotics, viaggiava a 56000 bps. Quindi fate i conti per trasferire 1MB dal Voyager a noi, circa 12 minuti alla massima velocità.

Tutto ciò sembra quasi incredibile, una potenza emissiva cosi infinitesimale irradiata verso di noi e captata da una parabola di 70m in Australia, al Deep Space Network della NASA a Canberra. Voyager I è il radiotrasmettitore ancora operativo più lontano mai lanciato dall’uomo. Viaggia ad una velocità di circa 70 km/s grazie alla spinta gravitazionale impartita dai corpi “celesti” del nostro sistema solare. E quand’anche riuscisse ad arrivare nei pressi di Proxima Centauri (la stella più vicina a noi) a 4,3 anni luce dalla Terra, i segnali che ci inviasse arriverebbero dopo 4,3 anni, considerando che la luce viaggia a 300.000 km/s. E Proxima Centauri è una stella nella nostra galassia che ne contiene circa 400 miliardi. E quante galassia ci sono nell’universo? Secondi le ultime stime circa 2.000 miliardi. Fate un po’ voi. Divaghiamo nella filosofia.

Comunque tutto ciò per dire che realmente la probabilità di essere gli unici nell’universo è praticamente nulla, per non dire di un’arroganza estrema. Siamo piccoli, molto piccoli. E la cosa ancora più affascinante è che molte delle emissioni radiofoniche e televisive dai primi anni del 900 stanno viaggiando nello spazio e forse un giorno qualche forma di vita potrà decodificare il segnale ricevuto e vedersi magari Canzonissima o Fantastico.

Immagini: wikipedia

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