La potenza evocativa della giostra medievale viene ben rappresentata nel capitolo V che Johan Huizinga dedica nel suo Autunno del Medioevo. Il tema dell’amor cortese e dei tornei medievali rievoca in noi l’immagine cristallizata del rincorrersi perenenne ed incessante tra la dama ed il cavaliere e dell’immane sforzo, impeto e lotta che quest’ulitmo affronta nel tentativo di liberarla e sottrarla ai pericoli del mondo che la circondano, per conquistarne infine il suo amato cuore. Questa appartentemente potrebbe essere la visione più comune o, per usare un termine di moda oggi, una visione mainstream dell’amor cortese. Una visione sicuramente edulcorata e poetica, intrisa di romanticismo e tipica appunto dell’amor cortese.
La tesi dell’autore invece sembra, a mio parere, andare più nella direzione di catarsi spirituale nei confronti di una vita cruenta, dura e crudele a detta dello stesso Huizinga. C’è insomma la necessità di creare una sorta di visione alternativa rappresentando la giostra ed il duello non solo come manifestazione sportiva ma anche e piuttosto come rappresentazione drammatica, elemento quest’ultimo relegato solo ed esclusivamente alla sfera della rappresentazione sacra. In buona sostanza viene costruita l’immagine di una celebrazione sportiva ma di forte carattere sacro: “Ma, mentre lo sport moderno è ritornato a una semplicità e bellezza naturali e quasi elleniche, la giostra medievale, o per lo meno quella del tardo Medioevo, fu uno sport sovraccarico di ornamenti, pesantemente drappeggiato, in cui l’elemento drammatico e romantico era intenzionalmente sviluppato così da adempiere la funzione stessa del dramma“.
L’elemento erotico
Ma il connubio tra dramma e sport non può non essere connotato da una forte accezione d’erotismo, elemento in cui il medioevo è assai ricco di rappresentazioni: “l’elemento erotico del torneo cavalleresco appare chiaramente nell’uso di portare il velo o un pezzo di vestiario della donna amata, al quale aderiva il profumo dei suoi capelli e del suo corpo. Nell’eccitazione provocata dal combattimento le donne regalano i loro ornamenti l’uno dopo l’altro; alla fine del torneo, restano a capo scoperto e senza maniche“. Ecco qui la visione erotica della donna cui traspare un lembo di pelle, le braccia nude. Visione chiaramente inusitata per il costume dell’epoca.
L’occasione per incontri clandestini
Se poi in fondo andiamo ben a guardare queste manifestazioni sfarzosamente appariscenti e pomposamente esagerate erano senza dubbio un occasione d’incontro e di aggregazione sociale e non a caso erano “occasione di sensazionali scadalosi adulteri” come testimonia il <<Monaco di Saint Denis>> nell’anno 1389. Cosa cambia rispetto ad oggi nei confronti delle rappresentazioni sportive di grandi eventi e del loro mondo dorato cotituito da vip, nani e ballerine?
La via di fuga da una vita dura e di sacrificio
In fine potremmeo concludere che nel tentativo di rappresentare una realtà che non è, c’è tutto lo slancio di una mente fervida e eccentrica tipica dell’uomo medievale nel tentativo di creare una rappresentazione alternativa alla vita concreta di tutti i giorni, una via di fuga in sostanza: “Gli sport guerreschi medioevali si differenziano, come abbiamo già accennato, da quelli greci e dall’atletica moderna per la loro limitata naturalezza. Per aumentare la tensione dello scontro ci si avvale dell’orgoglio e dell’onore aristocratico, dell’erotismo romantico e dello sfarzo ricercato. Esso è sovraccarico di fasto e di ornamenti, pieno di una splendida fantasia di colori. È, oltre che gioco ed esercizio fisico, anche letteratura applicata. I desideri e i sogni poetici cercano una rappresentazione drammatica, un appagamento teatrale nella vita stessa. La realtà non era affatto bella, era dura, crudele e falsa; nella carriera militare e in quella di corte c’era poco spazio per sentimenti di coraggio appassionato, ma l’anima ne è piena, si cerca di suscitarli e di creare una vita migliore con giochi raffinati. Il vero coraggio non ha certamente minore importanza nel torneo cavalleresco che nel pentathlon. Proprio lo spiccato carattere erotico esigeva una violenza sanguinosa. Nei suoi motivi principali il torneo è affine alle contese dell’antico epos indiano; anche nel Mahâbhârata la lotta per la donna è il pensiero centrale“.
Per approndire:
Johan Huizinga. L’autunno del Medioevo, Feltrinelli Editore.
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