Ripensare il digitale

 Autore:     Ultimo aggiornamento:  26/12/2024

Ripensare completamente al proprio modo di vivere il digitale dovrebbe diventare ormai un obbligo quasi imprescindibile per chiunque.Viviamo ormai perennemente connessi al nostro smartphone (io stesso ora sto scrivendo da questo device) e siamo ormai talmente assuefatti che l’eventuale dimenticanza o inaccessibilità alla rete ci crea enormi disagi, insofferenza ed ansia. Un tipico comportamento che definire sociopatologico é riduttivo. E questo aspetto si riverbera ancor più nelle nuove generazioni, i cosidetti nativi digitali.

La domanda è semplice e banale ma la risposta è disarmante: chi potrebbe oggigiorno fare a meno del telefonino diciamo per più di due/tre ore? Nessuno, solo chi non ha mai usato o posseduto uno smartphone. Esso crea dipendenza forzosa senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Agiamo incosapevolmente e freneticamente anche in assenza di segnali di allerta. Ovvero anche quando il telefonino non suona noi compulsivamente lo prendiamo, lo sblocchiamo e controlliamo posta, social network e quant’altro.

A questo si affianca anche un’altro problema, spesso sottovalutato: la cessione consapevole o parzialmente inconsapevole dei nostri dati. Questa contribuisce in maniera inesorabile a renderci tutti etichettati e profilati in enormi database, i cosidetti BigData. Cluster enormi di dati che seppur in forma anonima sarebbero in grando di influenzare i nostri comportamenti; ma allora dobbiamo arrenderci inesorabilmente a questo futuro sconcertante o possiamo trovare una soluzione? Una, utopistica, sarebbe la conversione in massa verso un luddismo di digitale, impraticabile; soprattutto per i nativi digitali, ma anche per noi non più giovani. Altro invece sarebbe prendere coscienza della realtà ed usare razionalmente questi device con senso critico.

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