C'erano una volta i cartoni animati

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Striduli ansiogeni ed irritanti personaggi senza anima propongono episodi in cui non esiste più un riferimento centrale, non c’è più una storia di fantasia o comunque trasposta dalla realtà. Rimango sempre più esterrafatto di fronte all’insignificante messaggio dei cartoni animati di oggi che vengono proposti alle giovanissime generazioni. Più che insignificante definirei addirittura deleterio e dannoso il loro messaggio di fondo. Per lo più, con qualche rarissima eccezione (che non mi viene in mente sinceramente), rappresentano il nulla totale, il vuoto assoluto o nel migliore dei casi la vanità più totale. E’ addirittura ammessa l’eruttazione o la flatulenza gratuita, stimolo per la deflagrazione del riso.

Servi della gleba?

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E’ davvero la verità quella che ci viene raccontata sui servi della gleba o sono piuttosto dei semplici luoghi comuni? Nella nostra memoria collettiva, soprattutto quella di studenti, abbiamo sempre sentito parlare di servi della gleba, quei poveri contadini sfruttati all’inverosimile dal signore di turno per il proprio tornaconto personale. L’immaginario collettivo è potente ma l’evidenza delle fonti denuncia in realtà un falso storico. Nulla infatti di tutto questo è vero. O meglio: quelli che vengono chiamati servi della gleba non sono mai esistiti, ma sono una mera invenzione storiografica dei medievisti del XIX secolo. Infatti il termine adscriptus glebae o adscripitus (un contadino cioè vincolato giuridicamente alla sua terra) ricorre rarissimamente nelle fonti storiografiche e si tende spesso a considerare l’economia dell’alto medioevo come un’economia  chiusa e naturale, in sostanza un forma di baratto esercitato con prodotti in natura, falso.

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